UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA
La Sapienza

Domanda di finanziamento ricerca di Ateneo
Anno: 2004 - prot. C26A047591

1. Dati Generali

1.1 Durata della ricerca  24 mesi

1.2 Responsabile della ricerca

Cognome .....................  Nome ..................... 
Qualifica .....................  Data di nascita ..................... 
Facoltà .....................  Ist/Dip...................... 
Indirizzo .....................   
Telefono .....................  Fax ..................... 
E-Mail .....................   
   



1.4 Titolo della ricerca Fenomeni di inattenzione e illusioni percettive indotti da schemi senso-motori funzionali e disfunzionali


2. Informazione sull'attività di ricerca

2.1 Parole chiave

1. ATTENZIONE 
2. ERRORE 
3. PERCEZIONE 
4. AZIONE 
5. PERFEZIONISMO 


2.2 Ambito della ricerca      2.3 Tipologia
Interuniversità
 
Continuazione
 


2.4 Componenti il gruppo di ricerca (escluso il responsabile)
Personale docente e tecnici laureati dell'Ateneo
Cognome Nome Qualifica Facoltà Ist./Dip.
1. DI NOCERA  Francesco  RU  PSICOLOGIA 2  DIP. PSICOLOGIA 
2. GIANNINI  Anna Maria  PA  PSICOLOGIA 2  DIP. PSICOLOGIA 



Altro personale dell'Università di Roma "La Sapienza"

In questo spazio non inserire personale docente e tecnici laureati dell'Ateneo

Cognome Nome Qualifica Facoltà Ist./Dip. Note
1. FAGIOLI  SABRINA  Dottorando  PSICOLOGIA 2  Dip.PSICOLOGIA   
2. SDOIA  STEFANO  Dottorando  PSICOLOGIA 2  Dip.PSICOLOGIA   
3. D'ERCOLE  MARTINA  Dottorando  PSICOLOGIA 2  Dip.PSICOLOGIA   
4. CORDELLIERI  PIERLUIGI  Dottorando  PSICOLOGIA 2  Dip.PSICOLOGIA   
5. GIORGETTA  CINZIA  Dottorando  PSICOLOGIA 2  Dip.PSICOLOGIA   



Personale di altre Università/Istituzioni

Cognome Nome Qualifica Universita'/Istituzione Ist./Dip. Note
1. D'OLIMPIO  FRANCESCA  Prof. associato  SECONDA UNIVERSITà DI NAPOLI  DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA   



2.5 Inquadramento della ricerca proposta (in ambito nazionale ed internazionale)
Il presente progetto si configura come secondo anno del precedente progetto biennale (Ateneo 2003), e si colloca nell’ambito dello studio della relazione tra sistemi motori (d’azione) e sistemi percettivi, attentivi e mnesici. Quest’area di ricerca ha suscitato un grande interesse in letteratura, ed ha grande rilevanza teorica perché si fonda su evidenze sperimentali che contraddicono il modello classico, seriale, di elaborazione dell’informazione (Sternberg, 1969) che è tuttora adottato dalla maggior parte degli studi in psicologia cognitiva. Questo modello assume che l’elaborazione dell’informazione proceda serialmente dai sistemi percettivi a quelli motori, e che quindi i primi non possano essere influenzati dai secondi. Recentemente alcune evidenze sperimentali e cliniche hanno generato modelli teorici che prevedono invece che i sistemi d’azione, percettivi, attentivi e mnesici siano strettamente integrati. Tra questi, la teoria del doppio sistema visivo di Goodale e Milner (1992), la teoria del codice unico di Hommel (Hommel et al., 2001), la teoria premotoria di Rizzolatti (Rizzolatti et al., 1994) hanno suscitato particolare interesse.
E’ da notare che questi modelli teorici predicono necessariamente effetti di modulazione dei sistemi d’azione su diversi processi cognitivi, ad esempio mnesici, attentivi e percettivi. A questo riguardo, la relazione tra memoria di lavoro e sistemi d’azione è stata dimostrata in diversi studi e modelli teorici (ad es., Baddeley et al., 2001; Genzano et al., 2001). Analogamente, l’ipotesi che l’attenzione spaziale sia orientata all’azione, o che coincida tout court con schemi sensorimotori come proposto dalla Teoria Premotoria (ad es., Rizzolatti et al., 1994, si veda anche Previc, 1998), ha trovato supporto, tra l’altro, dai risultati dei precedenti Progetti di Ateneo (ad es., Ferlazzo et al., 2002; Couyoumdjian et al., 2003).
Di particolare interesse per l’ambito di ricerca considerato sono i risultati di una serie di studi volti ad indagare la relazione tra sistemi percettivi e d’azione. Ad esempio, studi di neuroimaging funzionale hanno mostrato, in accordo con le posizioni teoriche di Arbib (1997) e Rizzolatti e coll. (1994), come aree corticali motorie risultino attive durante la visione di oggetti anche se all’osservatore non è richiesto di eseguire alcuna azione su di essi (ad es., Grezes e Decety, 2001; 2002. Allo stesso modo, il legame diretto tra visione di oggetti e azioni di manipolazione è stato indagato in una serie di studi comportamentali (ad esempio, Tucker e Ellis, 1998; Creem e Proffit, 2001; Gentilucci, 2002; Phillips e Ward, 2002; Tessari e Rumiati, 2002) che hanno mostrato, ad esempio, effetti di compatibilità stimolo-risposta indotti dall’affordance (Gibson, 1966) degli oggetti-stimolo, suggerendo che la visione di un oggetto potenzi automaticamente le componenti motorie dell’azione corrispondente alla sua affordance.
Un’altra serie di studi è invece volta ad investigare la dissociazione funzionale tra un sistema visivo ventrale volto al riconoscimento di oggetti (visual awareness) e un sistema visivo dorsale volto al controllo dell’azione (Goodale e Milner, 1992). Molti studi non clinici in quest’ambito hanno investigato l’effetto di illusioni visive sui sistemi responsabili dell’esecuzione del movimento. La logica sottostante questa linea di ricerca è che se i due sistemi visivi sono segregati, allora le illusioni dovrebbero influire sul giudizio percettivo ma non sull’esecuzione di un movimento verso l’illusione. I risultati di questa linea di ricerca sono tuttavia non conclusivi. Alcuni autori hanno riportato che configurazioni-stimolo illusorie non hanno effetto sull’ampiezza della presa richiesta ai soggetti (ad es., Aglioti et al., 1995; Gentilucci et al., 1996; Haffenden e Goodale, 2000; Haffenden et al., 2001; Fisher, 2001; Bartelt e Darling, 2002). Altri autori riportano invece effetti positivi di illusioni visive sull’ampiezza (ad es., Franz et al., 2000; 2001; 2002; Pavani et al., 1999), o sulla forza della presa (Jackson e Shaw, 2000; Brenner e Smeets, 1996). Inoltre, è stato osservato che gli effetti delle illusioni variano in funzione della dinamica del movimento (ad es. Glover e Dixon, 2002; ma si veda Fischer, 2001 per risultati opposti). Infine, alcuni autori (ad es., Vishton et al., 1999) propongono una intepretazione degli effetti delle illusioni visive su movimenti di presa come dovuti ai diversi sistemi di riferimento spaziale utilizzati (allocentrico e dipendente dal contesto per i giudizi percettivi, egocentrico e indipendente dal contesto per i compiti motori).
Più chiaramente interpretabili sono invece i risultati di studi volti ad indagare direttamente gli effetti dell’azione sulla percezione di illusioni visive. Ad esempio, Wohlschlager (2000) dimostra che nella percezione di un movimento rotatorio illusorio (orario-antiorario), la direzione del movimento percepito dipende dalla direzione del movimento della mano (orario-antiorario, ma solo se sullo stesso piano), ma anche destra-sinistra (ma non alto-basso). Risultati analoghi sono stati riportati da Ishimura e Shimojo (1994), Ishimura (1995), e Bernstein e Cooper (1997). Tuttavia, i lavori in questa linea di ricerca sono ancora molto rari e non replicati, e non prendono in considerazione la possibilità che gli effetti osservati non dipendano dall’azione eseguita, ma dalle informazioni propriocettive di ritorno, o dalla codifica semantica del movimento.

I risultati presenti in letteratura sulla relazione tra azione e percezione sono quindi non conclusivi. Inoltre, è da notare che in letteratura è stato in gran parte ignorato che la verifica dell’ipotesi che i sistemi d’azione non siano soltanto il passo terminale di un processo seriale di elaborazione dell’informazione richiede necessariamente da un lato evidenze sperimentali multiple e convergenti da diversi domini di indagine (ad es., attenzione, memoria, percezione, errore umano), e dall’altro che sia dimostrata la dipendenza degli effetti osservati dai sistemi d’azione.
A questo proposito, un utile modello di indagine è rappresentato da patologie che si caratterizzino per sistemi d’azione disfunzionali, quali il disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Le evidenze a favore di un difetto dei processi di controllo e monitoraggio dell’azione in questo disturbo provengono da studi condotti sia in ambito neurofisiologico che cognitivo. Ad esempio, studi di neuroimaging hanno mostrato nel DOC un difetto di metabolismo nelle aree prefrontali ventromediali (Saxena et al, 1999; Rosenberg et al, 1998). Inoltre, alcuni lavori (ad es., Di Russo et al, 2000; Gehring et al 2000; Ursu et al., 2001; Hajcak et al, 2002) suggeriscono nei DOC un’iperattività nei sistemi di controllo dell’azione e dell’errore (corteccia cingolata anteriore, Error Related Negativity). Nell’insieme, questi lavori suggeriscono un difetto nei processi inibitori legati all’azione.
Studi cognitivi hanno riportato deficit di inizio ed esecuzione dell’attività motoria e di inibizione della risposta nei DOC (Veale et al., 1996; Purcell et al, 1998), in paradigmi di priming negativo (Enright e Beech, 1993), anti-saccadi (Rosenberg et al, 1997), di Stroop (ad es., Hollander et al, 1993), e Go-NoGo (Bannon et al, 2002). Risultati comparabili sono stati riportati in studi sulla popolazione non-clinica, con alti punteggi nelle ossessioni e compulsioni (ad es. Mataix-Cols et al, 1997). Il DOC inoltre condivide con i perfezionisti disfunzionali (PD) alcune caratteristiche importanti che potrebbero influenzare l’indagine sulla relazione tra attenzione-percezione-azione. Come i DOC, i PD non tollerano l’ambiguità, interpretano gli eventi in modo distorto e necessitano di tempi maggiori per completare un lavoro (Burns, 1980). Inoltre il PD è correlato con gli errori allo Stroop (Lundh e Ost, 1996) e spiega una parte consistente della varianza di ossessioni e compulsioni (Rhèaume et al, 2000).



2.6 Sintesi del programma di ricerca e descrizione dei compiti dei singoli partecipanti
Il programma di ricerca è volto alla verifica dell’ipotesi di una stretta integrazione tra sistemi motori (d’azione) e processi percettivi, attentivi e mnesici. Tale verifica è resa difficile dalla ridotta entità degli effetti predetti, almeno in popolazioni non-cliniche. Ciò rende indispensabile che gli effetti modulatori dei sistemi d’azione siano osservati in modo coerente su processi cognitivi diversi, e soprattutto che sia dimostrata la dipendenza degli effetti osservati dai sistemi d’azione. Mentre la relazione tra azione e attenzione spaziale, e tra azione e memoria di lavoro, sono ben documentate in letteratura e dai precedenti Progetti Ateneo, gli effetti di modulazione dei sistemi d’azione sui sistemi percettivi e sugli errori da inattenzione (ad es., change blindness) sono meno chiaramente dimostrati, sia per la scarsità, o la completa assenza, di studi sperimentali, sia per la variabilità dei risultati riportati. Il programma si propone quindi di superare alcuni limiti metodologici che caratterizzano gli studi sulla relazione tra sistemi d’azione, sistemi percettivi ed errori di inattenzione, e di verificare che gli effetti di modulazione osservati dipendano dai sistemi d’azione. A questo scopo verranno utilizzati, oltre ai soggetti normali, anche un campione composto da individui con punteggi alti ad un test per il disturbo ossessivo-compulsivo (Padua Inventory, Sanavio, 1988) ed un campione composto da individui con punteggi alti ad una scala di perfezionismo (Multidimensional Perfectionism Scale, Frost et al., 1990)

Il programma di ricerca comprende una serie di esperimenti volti ad indagare:
a) Gli effetti delle illusioni visive sulla organizzazione del movimento.
b) Gli effetti della organizzazione del movimento sulla percezione di illusioni visive.
c) Gli effetti della organizzazione del movimento sugli errori di inattenzione.
d) La modulazione degli effetti osservati in individui che presentino un’anomalia nei sistemi di controllo e monitoraggio dell’azione.

Componenti del gruppo di ricerca
Nel gruppo di ricerca sono presenti le competenze necessarie per la conduzione del programma, riguardo lo studio dei fenomeni percettivi (Giannini, Ferlazzo, D’Ercole, Cordellieri), degli errori di inattenzione (Di Nocera, Ferlazzo, Fagioli, Sdoia), delle disfuzioni nei sistemi di controllo dell’azione (D’Olimpio, Di Nocera, Giannini, Giorgetta), gli aspetti tecnici relativi agli apparati di Realtà Virtuale (Di Nocera), l’analisi dei dati (D’Olimpio).

a) Effetti delle illusioni visive sulla organizzazione del movimento

Gli studi recenti sull’effetto di illusioni visive sulla organizzazione del movimento hanno fatto uso quasi esclusivo di illusioni di contrasto di grandezza, quali quella di Ebbinghaus, di Muller-Lyer, di Ponzo, e la orizzontale-verticale. Ciò, associato ai risultati contrastanti ottenuti (Bruno, 2001), rende impossibili conclusioni certe. Infatti, la variabilità dei risultati potrebbe essere dovuta alla natura peculiare delle illusioni utilizzate. E’ quindi necessaria una analisi più puntuale dei fenomeni di interazione tra azione e illusioni visive, che prenda in considerazione classi diverse di illusioni e diversi compiti motori.

Esperimento 1a
Obiettivo di questo studio è indagare se l’affordance degli oggetti che formano un’illusione è in grado di modulare gli effetti della stessa. Studi precedenti (Haffenden et al., 2001) suggeriscono che riducendo la valenza di “ostacolo” dei cerchi induttori nell’illusione di Ebbinghaus il piccolo effetto dell’illusione sul movimento di prensione viene annullato. In quegli studi sono tuttavia state utilizzate versioni bidimensionali dell’illusione, rendendo non semplice l’interpretazione degli effetti legati a caratteristiche tridimensionali del compito. Nel presente studio verranno utilizzate una versione bidimensionale ed una tridimensionale, in Realtà Virtuale, dell’illusione di Ebbinghaus. Nella seconda versione si attribuiranno agli induttori qualità percettive legate ad affordance diverse (bolle di sapone, sfere di piombo). Ai soggetti sarà chiesto di afferrare la sfera centrale. Le analisi saranno condotte sull’ampiezza massima di presa, misurata attraverso l’uso di una periferica di output (guanto) per Realtà Virtuale. In questo studio verranno confrontate le prestazioni di un gruppo di soggetti normali, di un gruppo di soggetti normali ma con un punteggio alto nella scala PI, di un gruppo di soggetti normali con punteggio basso nella scala PI ma alto nella scala del perfezionismo (positivo).

Risultati attesi
In base alla teoria del doppio sistema visivo, si dovrebbe osservare una completa dissociazione degli effetti dell’illusione sull’ampiezza della presa in entrambe le situazione stimolo e indipendentemente dalla affordance suggerita dagli induttori nella situazione in Realtà Virtuale. Al contrario, in base all’ipotesi di una relazione diretta tra percezione e azione ci si dovrebbero attendere effetti differenziali sull’ampiezza della presa in funzione delle diverse affordance proposte. Inoltre, ci si dovrebbe attendere che soggetti con punteggio alto alla PI mostrino un minore effetto dell’illusione sia rispetto ai soggetti normali, sia rispetto ai soggetti con punteggio alto alla scala del perfezionismo positivo. Questo risultato supporterebbe l’ipotesi che gli eventuali effetti osservati siano da ascrivere ad un effetto dei sistemi d’azione.

Esperimento 2a
Lo studio ha lo scopo di indagare l’effetto delle illusioni visive sull’organizzazione del movimento, prendendo in considerazione classi diverse di illusioni e movimenti diversi da quello di prensione. In particolare, verranno utilizzate diverse illusioni, nelle quali le caratteristiche di forma e struttura percepite dipendono dagli elementi inducenti (assimilazione e contrasto). Verranno utilizzate le illusioni di Ehrenstein, di Hering, di Wundt, e la spirale di Fraser, presentate sullo schermo di un computer. Ai soggetti verrà chiesto di tracciare il contorno della figura indotta tramite un mouse o tramite il dito indice della mano dominante. Questo tipo di movimento consente di esaminare l’effetto delle illusioni sul controllo del movimento, che alcuni autori considerano meno dipendente dal contesto e quindi meno sensibile agli effetti illusori.

Risultati attesi
In base all’ipotesi del doppio sistema visivo ci si dovrebbe attendere che la traiettoria seguita dai soggetti sia indipendente dalla illusione e dal punteggio alle scale PI e MPS. Al contrario, in base all’ipotesi di una relazione diretta tra azione e percezione ci si dovrebbe attendere che i soggetti tendano a seguire la struttura illusoria. Inoltre, ci si dovrebbe attendere che soggetti con punteggio alto alla PI mostrino un minore effetto dell’illusione rispetto sia ai soggetti normali, sia ai soggetti con punteggio alto alla scala del perfezionismo positivo.

Esperimento 3a
Questo esperimento ha lo scopo di indagare se “immagini impossibili” abbiano un effetto sull’esecuzione dell’azione. Ai soggetti verrà presentata l’immagine del “tridente” di Penrose e chiesto di afferrare una delle tre barre. In ciascuna prova, gli estremi del tridente sono inizialmente esclusi dalla vista del soggetto. Nella fasi iniziale, intermedia, o finale dell’azione verrà resa visibile: tutta l’immagine impossibile, la parte destra o la parte sinistra. Le misure utilizzate saranno la distanza tra pollice e indice durante l’esecuzione dell’azione, il tempo di esecuzione e la traiettoria del movimento.

Risultati attesi
In base ai modelli prevalenti in letteratura ci si attende che o l’immagine impossibile non abbia alcun effetto sull’esecuzione dell’azione, o che l’effetto sia limitato alle fasi iniziali dell’esecuzione. Al contrario un modello seriale del sistema cognitivo prevede un effetto dell’illusione sull’azione in tutte le fasi dell’esecuzione. Coerentemente con questa seconda prospettiva, ci si attende, inoltre, che la posssibilità di vedere solo parte dell’immagine impossibile determini uno spostamento della traiettoria del movimento coerente con quella parte.

b) Effetti della organizzazione del movimento sulla percezione di illusioni visive

In letteratura sono presenti solo rari lavori che riportano effetti dei sistemi motori sulla percezione di configurazioni percettivamente ambigue (Ishimura e Shimojo, 1994; Ishimura; 1995; Bernstein e Cooper, 1997; Wohlschlager, 2000), nonostante questi effetti rappresentino la predizione più forte dei modelli teorici che suggeriscono un codice comune per la rappresentazione dell’azione e della percezione. Sebbene i risultati riportati in letteratura supportino tali modelli, essi non prendono in considerazione la possibilità che gli effetti osservati dipendano non dall’azione eseguita o programmata, ma dalle informazioni propriocettive di ritorno o dalla codifica semantica del movimento.

Esperimento 1b.
In questo esperimento verrà utilizzato un paradigma identico a quello descritto da Wohlschlager (2000). I soggetti dovranno fornire un giudizio di direzione di un movimento apparente in tre condizioni sperimentali: a) i soggetti eseguono un movimento circolare con la mano nello stesso piano del movimento apparente; b) un apparato sperimentale muove la mano del soggetto (movimento passivo); c) il soggetto mantiene fermo un disco in moto circolare. Anche in questo studio verranno confrontati soggetti normali, soggetti con punteggio alto alla PI, e soggetti con punteggio alto alla MPS.

Risultati attesi
In base all’ipotesi che l’esecuzione di un movimento induca una percezione coerente con il movimento stesso in un display ambiguo, ci si dovrebbe attendere che i giudizi di direzione siano coerenti con l’azione eseguita nella condizione (a) ma non nella condizione (b). Nella condizione (c), invece, il giudizio di direzione dovrebbe essere coerente con l’azione eseguita, anche se questa non produce lo spostamento dell’arto. Se invece la percezione della direzione del movimento apparente è determinata dalla sola informazione propriocettiva relativa allo spostamento dell’arto, allora i giudizi di movimento dovrebbero essere coerenti con l’azione eseguita o indotta sia nella condizione (a) che nella condizione (b); se infine la percezione della direzione del movimento è indotta da una codifica semantica della direzione del movimento, allora i giudizi di direzione dovrebbero essere coerenti con lo spostamento dell’arto nelle condizioni (a) e (b), ma con la direzione di moto del disco nella condizione (c). I soggetti con alto punteggio PI dovrebbero mostrare un maggiore effetto dell’azione eseguita sul giudizio di direzione dei soggetti normali o con alto perfezionismo positivo.


c) Effetti della organizzazione del movimento su fenomeni di inattenzione

In anni relativamente recenti, fenomeni di inattenzione quali l’attentional blink, l’inattentional blindness, la repetition blindness, la change blindness hanno suscitato molto interesse. Le principali ipotesi sui meccanismi alla base di questi fenomeni, tuttavia, sono di natura esclusivamente attentivo/mnesica o percettiva. Fanno eccezione alcune posizioni teoriche che ipotizzano un ruolo fondamentale dei sistemi d’azione nella determinazione di alcuni aspetti di questi fenomeni (ad es., O’Regan e Noe, 2001; Hayhoe, 2000; Triesch et al., 2003). E’ tuttavia da notare che queste posizioni teoriche non sono ancora supportate da un numero adeguato di evidenze sperimentali.

Esperimento 1c.
L’obiettivo dello studio è quello di verificare l’ipotesi che aspetti specifici dell’azione, come ad esempio la direzione di un movimento di inseguimento, influenzino il tempo di riconoscimento del cambiamento in un’immagine visiva, in funzione delle relazioni di congruenza tra i due. I soggetti saranno impegnati in un compito di change detection su una scena visiva complessa costituita da numerosi stimoli spazialmente orientati (frecce) oppure non orientati (simboli simmetrici), disposti in posizioni casuali sullo schermo. In ciascuna prova, ai soggetti sarà chiesto di mantenere il cursore del mouse su un oggetto che si muoverà casualmente sullo schermo (compito di inseguimento). Inoltre, in ciascuna prova uno degli oggetti (non inseguiti) cambierà orientamento ad ogni alternanza del display. Sono quindi presenti due condizioni sperimentali in funzione della congruenza tra direzione del movimento di inseguimento e orientamento dell’oggetto che cambia.

Risultati attesi
In base all’ipotesi formulata da Hayhoe (2000) secondo la quale l’analisi di una scena visiva complessa dipende dall’uso di routine visive automatiche dipendenti dallo scopo dell’osservatore, ci si attende che i tempi di riconoscimento del cambiamento siano più rapidi quando la direzione del movimento della mano è congruente con l’orientamento dell’oggetto che cambia nella configurazione, rispetto alla condizione di non congruenza. Ci si attende inoltre che soggetti con alto punteggio alla scala PI mostrino effetti maggiori dei soggetti normali. Questi risultati non sarebbero compatibili con le ipotesi correnti sui meccanismi alla base del fenomeno di change blindness, che prendono in considerazione solo fattori puramente attentivi/mnesici.

Esperimento 2c.
Il presente studio ha l’obiettivo di indagare gli effetti del tipo di azione sui fenomeni di change blindness. In particolare, si assume l’esistenza di una compatibilità percettivo-motoria capace di modulare la capacità di individuare cambiamenti in una scena visiva. In questo studio, i soggetti saranno impegnati in un compito di change detection in un display contenente diversi controlli (su cui si può operare) e indicatori (che danno informazioni rilevanti per l’obiettivo del compito). I controlli saranno pulsanti, che comportano un’azione di pressione, o cursori, che comportano un’azione di trascinamento. Gli indicatori saranno discreti (led accesso/spento) o analogici (barre di intensità). Si delineano quindi una condizione sperimentale di alta compatibilità azione/percezione (ad es., azione di trascinamento/modifica dell’informazione data dalla barra di intensità) e di bassa compatibilità (ad es., azione di pressione/modifica dell’informazione data dal led). La principale variabile dipendente considerata è l’intervallo di tempo tra il cambiamento dell’informazione dell’indicatore e l’azione sul controllo correlato.
Questo studio ha una rilevanza, oltre che teorico-scientifica, anche applicativa in ambito ergonomico cognitivo, dato dall’uso di configurazioni stimolo e tipologie di azioni usuali in compiti di controllo nella produzione industriale.

Risultati attesi
In base all’ipotesi che esista un’effetto del tipo di azione sulla capacità di individuare cambiamenti nella configurazione stimolo ci si attende che la prestazione del soggetto sia migliore (TR più brevi e minor proporzione di errori di detezione) nella condizione di alta compatibilità rispetto alla condizione di bassa compatibilità. Anche in questo caso tali risultati non sarebbero compatibili con le ipotesi correnti sui meccanismi alla base del fenomeno di change blindness, che prendono in considerazione solo fattori puramente attentivi/mnesici.

Conclusioni
I risultati raggiungibili all’interno di questo programma di ricerca contribuiranno a chiarire alcuni elementi contraddittori presenti in letteratura su uno degli ambiti di ricerca che ha attratto maggiore attenzione negli ultimi anni, e a verificare modelli recenti di grande interesse teorico e paradigmatico, ma ancora non sufficientemente indagati da un punto di vista sperimentale.


3. Elenco delle migliori pubblicazioni negli ultimi 5 anni


A) Pubblicazioni su riviste scientifiche

1. SODIA S.; COUYOUMDJIAN A.; FERLAZZO F. (?). OPPOSITE VISUAL FIELD ASYMMETRIES FOR EGOCENTRIC AND ALLOCENTRIC SPATIAL JUDGEMENTS NEUROREPORT. in corso di stampa. 
2.

LORENZ B., DI NOCERA F., ROTTGER S., PARASURAMAN R. (2002). Automated fault-management during simulated space flight. AVIATION SPACE AND ENVIRONMENTAL MEDICINE. vol. 73, pp. 886-897. 

3. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2003). Functional representations of 3D space in voluntary attention shifts THE QUARTERLY JOURNAL OF EXPERIMENTAL PSYCHOLOGY. (vol. 56A pp. 155-187) 
4. FERLAZZO F.; COUYOUMDJIAN A; PADOVANI T; OLIVETTI BELARDINELLI M (2002). Head-centered meridian effect on auditory spatial attention orienting QUARTERLY JOURNAL OF EXPERIMENTAL PSYCHOLOGY SECTION A-HUMAN EXPERIMENTAL P. (vol. 55A pp. 937-963) 
5. DI NOCERA F.; FERLAZZO F.; BORGHI V (2001). G Theory and the reliability of psychophysiological measures PSYCHOPHYSIOLOGY. (vol. 38 pp. 796-806) 
6. GENZANO VR; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2001). Upper/lower visual field asymmetry on a spatial relocation memory task NEUROREPORT. (vol. 12 pp. 1227-1230) 
7. FERRARA M; DE GENNARO L; FERLAZZO F.; CURCIO G; BARATTUCCI M; BERTINI M (2001). Auditory evoked responses upon awakening from sleep in human subjects NEUROSCIENCE LETTERS. (vol. 310 pp. 145-148) 
8. DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2000). Resampling Approach to Statistical Inference: Bootstrapping from Event Related Potentials Data BEHAVIOR RESEARCH METHODS, INSTRUMENTS, & COMPUTERS. (vol. 32 pp. 111-119) 
9. DE GENNARO L; FERRARA M; FERLAZZO F.; BERTINI M (2000). Slow eye movements and EEG spectra during wake-sleep transition CLINICAL NEUROPHYSIOLOGY. (vol. 111 pp. 2107-2115) 
10. FERLAZZO F.; LUCIDO S.; DI NOCERA F.; FAGIOLI S.; SDOIA S. (?). Attentional Blink modulation as a function of task structure ACTA PSYCHOLOGICA. inviato per pubblicazione. 
11.

BAIOCCO, R., GIANNINI A.M., A.M., LAGHI, F. (2003). Contributi alla validazione di un nuovo strumento per la misurazione dell'alessitimia: la "Scala Alessitimica Romana" (S.A.R.). BOLLETTINO DI PSICOLOGIA APPLICATA. vol. 241. 

12.

BONAIUTO P., GIANNINI A.M., BIASI V., BARALLA F. (2003). L'esperienza umoristica in funzione dei lineamenti personologici di tolleranza/intolleranza del conflitto. RASSEGNA DI PSICOLOGIA. vol. 20. 

13.

BONAIUTO P., BIASI V., GIANNINI A.M. (2002). FENOMENOLOGIA SPERIMENTALE E MOTIVAZIONI UMANE. TEORIE & MODELLI. vol. 7, pp. 57-70. 

14.

GIANNINI A.M. (2003). "NEWS FROM ITALY". EMPIRICAL STUDIES OF THE ARTS. vol. 21 (2, Special Issue), pp. 179-184. 

15.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (2003). SPECIAL IMAGE CONTENTS, PERSONALITY FEATURES AND AESTHETIC PREFERENCES. EMPIRICAL STUDIES OF THE ARTS. vol. 21 (2, Special Issue), pp. 115-126. 

16.

BAIOCCO R., CREA G., LAGHI F., GIANNINI A.M. (2002). LA RELAZIONE FRA ALESSITIMIA E TRATTI NON PATOLOGICI DELLA PERSONALITA' IN STUDENTI DI SCUOLA SUPERIORE. ORIENTAMENTI PEDAGOGICI*. pp. 841-851. 

17.

GIANNINI A.M. (2002). "NEWS FROM ITALY". EMPIRICAL STUDIES OF THE ARTS. vol. 20 (1),, pp. 103-110. 

18.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (2002). L'ANALISI FENOMENOLOGICA E LA SPERIMENTAZIONE IN TEMA DI IMMAGINI UMORISTICHE. TEORIE & MODELLI. vol. 7, pp. 42-56. 

19.

BONAIUTO P., BIASI V., GIANNINI A.M., CHIODETTI M. (2001). MOTIVATIONAL APPEAL, AESTHETIC APPRECIATION AND ATTRIBUTED EFFICACY OF ADVERTISING ILLUSTRATION. EMPIRICAL STUDIES OF THE ARTS. vol. 19, pp. 151-162. 

20.

BONAIUTO P., GIANNINI A.M., D'ERCOLE M. (1999). ILLUSIONI, PARADOSSI ED EMOZIONI NELLO SPETTACOLO DEL 'CIRQUE INVISIBLE'. RASSEGNA DI PSICOLOGIA. vol. 16 (2), pp. 169-175 NUMERO MONOTEMATICO SULLA PSICOLOGIA DELL'ARTE, DESIGN E SPETTACOLO. 

21.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (1999). EFFETTI DELLE CONDIZIONI DI OSSERVAZIONE E DI MANIPOLAZIONE PITTORICHE, SULLA PERCEZIONE DI PARADOSSI FISIONOMICI. RASSEGNA DI PSICOLOGIA. vol. 16 (2), pp. 11-47 NUMERO MONOTEMATICO SULLA PSICOLOGIA DELL'ARTE, DESIGN E SPETTACOLO. 

22.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (1999). CONTRASTING AESTHETIC EVALUATIONS OF "GRAFFITI" IMAGES AS A FUNCTION OF INCONGRUITY INTOLERANCE LEVELS. EMPIRICAL STUDIES OF THE ARTS. vol. 17 (2, Special Issue), pp. 131-154. 

23.

DI NOCERA F., FERLAZZO F. (2000). Resampling approach to statistical inference: bootstrapping from Event Related Potential data. BEHAVIOR RESEARCH METHODS, INSTRUMENTS, & COMPUTERS. vol. 32, pp. 111-119. 

24.

DI NOCERA F., CAPPONI C., FERLAZZO F. (2004). Finding geometrical associations between meaningful objects in the web: a geostatistical approach. PSYCHNOLOGY. vol. 2(1). 

25.

DI NOCERA F., FERLAZZO F., RENZI P. (2003). L’usabilità a quattro dimensioni. RICERCHE DI PSICOLOGIA. vol. 3. 

26. DI NOCERA F.; COUYOUMDJIAN A.; FERLAZZO F. (2004). Crossing the Pillars of Hercules: effect of the boundary-crossing in the genesis of action slips THE QUARTERLY JOURNAL OF EXPERIMENTAL PSYCHOLOGY. in corso di stampa. 



B) Pubblicazioni di volumi o saggi in volume

1. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2002). Spontaneous speed: theoretical and applied considerations
In D. DE WAARD; K.A BROOKHUIS; C.M. WEIKERT; A. TOFFETTI Human Factors in Transportation, Communication, Health, and the Workplace. MAASTRICHT: Shaker Publishing (NETHERLANDS)
 
2.

LORENZ B., DI NOCERA F., PARASURAMAN R. (2002). Varying types and levels of automation in the support of dynamic fault management: an analysis of performance costs and benefits. In DE WAARD D., BROOKHUIS K.A., MORAAL J., TOFFETTI A. Human Factors in Transportation, Communication, Health, and the Workplace. (pp. 517-524). MAAASTRICHT: Shaker Publishing. 

3. FERLAZZO F. (2001). Generalizability Theory
In BALLESTEROS RF Encyclopedia of Psychological Assessment. vol. in corso di stampa LONDON: Sage (UNITED KINGDOM)
 
4.

BONAIUTO P., GIANNINI A.M., BIASI V., BONAIUTO M., BARTOLI G. (2001). "ILLOUSORY CONTOURS" DA CAUSALITA' ED ALTRI FENOMENI. In M. BRUNETTI (A CURA DI). GLI SVILUPPI DELLA RICERCA IN PSICOLOGIA NEGLI ULTIMI 15 ANNI. (pp. 56). ROMA: Ed. Kappa (ITALY). 

5.

GIANNINI A.M., BIASI V., BONAIUTO P. (2001). INTOLLERANZA DEL CONFLITTO E VALUTAZIONE ESTETICA IN AMBITO VISIVO. In M. BRUNETTI (A CURA DI). GLI SVILUPPI DELLA RICERCA IN PSICOLOGIA NEGLI ULTIMI 15 ANNI. (pp. 67). ROMA: Ed. Kappa (ITALY). 

6.

GIANNINI A.M., BIASI V., BONAIUTO P. (1999). INCONGRUITY INTOLERANCE AS A FACTOR IN VISUAL ORGANIZATION. In ZANFORLIN M., TOMMASI L. RESEARCH IN PERCEPTION. (vol. 1, pp. 213-218). PADOVA: LOGOS (ITALY). 

7.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (1999). EFFECTS OF MEANING AMBIGUITY ON PHENOMENAL MISALIGNMENT. In ZANFORLIN M., TOMMASI L. RESEARCH IN PERCEPTION. (vol. 1, pp. 219-224). PADOVA: LOGOS (ITALY). 

8.

GIANNINI A.M., BIASI V., BONAIUTO P., D'ANGELI M. (2003). Ricerche sulle relazioni fra linguaggio grafico ed emozioni: una panoramica. In M. BRUNETTI, A. DI NORCIA, M. OLIVETTI BELARDINELLI A CURA DI. Orientamenti della Ricerca in Italia sullo Sviluppo e l'Adattamento Psico-sociale. (pp. 151-156). ROMA: Kappa. 

9.

BONAIUTO P., GIANNINI A.M., BIASI V. (2002). PERCEPTION THEORIES AND THE ENVIRONMENTAL EXPERIENCE. In BONNES M., LEE T., BONAIUTO M. Psychological Theories for Environmental Issues. (pp. 11-51). ALDERSHOT: Ashgate. 

10.

BONAIUTO P., GIANNINI A.M., BIASI V. (2002). IMMAGINI CONFLITTUALI vs ARMONICHE, INTOLLERANZA DELL'INCONGRUITA' E PREFERENZE ESTETICHE NEGLI ADULTI. In R. TOMASSONI (A CURA DI). LA PSICOLOGIA DELLE ARTI OGGI. (pp. 15-42). MILANO: ANGELI (ITALY). 

11.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (2002). DINAMICHE MOTIVAZIONALI E APPREZZAMENTO ESTETICO D'IMMAGINI PITTORICHE A CONTENUTO SPECIALE. In R. TOMASSONI (A CURA DI). LA PSICOLOGIA DELLE ARTI OGGI. (pp. 49-66). MILANO: ANGELI (ITALY). 

12.

WRZESNIESKY K., FORGAYS K.D., BONAIUTO P., GIANNINI A.M. (2002). GENDER AND AGE DIFFERENCES IN CORONARY-PRONE BEHAVIOR. A CROSS CULTURAL STUDY. In G. WEIDNER, M.S. KOPP, M. KRISTENSON (EDS). HEART DISEASE: ENVIRONMENT, STRESS AND GENDER. (pp. 165-171). AMSTERDAM: IOS Press (BELGIUM). 

13.

COUYOUMDJIAN A., DI NOCERA F., FERLAZZO F. (2003). Lo spostamento dell’attenzione nello spazio 3D. In BRUNETTI M., DI NORCIA A., OLIVETTI BELARDINELLI M. Orientamenti della ricerca in Italia sullo sviluppo e l'adattamento psicosociale. (pp. 438-443). ROMA: Kappa. 

14.

DI NOCERA F. (2003). On Reliability and Stability of Psychophysiological Indicators for Assessing Operator Functional States. In HOCKEY G.R.J., GAILLARD A.W.K., BUROV O. Operator Functional State: The Assessment and Prediction of Human Performance Degradation in Complex Tasks. (pp. 162-173). ISBN: 1 58603 362 X. AMSTERDAM: IOS Press. 

15.

DI NOCERA F., LORENZ B., TATTERSALL A.J., PARASURAMAN R. (2003). New Possibilities for Adaptive Automation and Work Design. In HOCKEY G.R.J., GAILLARD A.W.K., BUROV O. Operator Functional State: The Assessment and Prediction of Human Performance Degradation in Complex Tasks. (pp. 363-372). ISBN: 1 58603 362 X. AMSTERDAM: IOS Press. 

16.

DI NOCERA F. (2002). Psicologia e metodo. In DEL MIGLIO C. Fondamenti di Psicologia Generale. (pp. 47-67). ROMA: Borla. 

17. FERLAZZO F. (2002). L'attenzione
In DEL MIGLIO CARLAMARIA Fondamenti di Psicologia Generale. ROMA: Borla (ITALY)
 



C) Pubblicazioni su atti di convegni e congressi

1. LUCIDO SABRINA; SDOIA STEFANO; FERLAZZO F. (2002). Modulazione dell'attentional blink in funzione del completamento del compito. Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sperimentale. 
2. DI NOCERA F; COUYOUMDJIAN A; FERLAZZO F. (2000). Role of spatial frames of reference in the genesis of the action slips. 14th Triennal Congress of the International Ergonomics Association. 30 luglio-4 agosto. vol. i pp. 262-265 San Diego, USA. 
3. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2001). Spontaneous speed: theoretical and applied considerations. Annual Conference of the Society of Human Factors and Ergonomics, Europe Chapter. 
4. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2001). Risorse cognitive, schemi automatici e ottimizzazione del comportamento di guida VII Congresso della Società Italiana di Ergonomia. 
5.

DI NOCERA F., CAPPONI C., FERLAZZO F. (2003). Evidences for a prototypical organization of websites’ page layout. HCITALY 2003: Simposio su Human-Computer Interaction. 4-5 novembre. (pp. 67-73). 

6. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2000). Meccanismi esogeni ed endogeni nello spostamento dell'attenzione 3D VI Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sperimentale. 
7. COUYOUMDJIAN A.; DI NOCERA F.; FERLAZZO F. (2000). Cognitive resource optimization in driving behaviour International Conference on Traffic and Transport Psychology. 
8. FERLAZZO F.; LUCIDO S. (2003). Attentional blink e azione. Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sperimentale. 
9. LUCIDO S.; SDOIA S.; FERLAZZO F. (2002). Modulazione dell'attentional blink in funzione del completamento del compito. Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sperimentale. 
10. COUYOUMDJIAN A; DI NOCERA F; FERLAZZO F. (2000). Cognitive resources optimization in driving behavior International Conference on Traffic and Transport Psychology. 4-7 Settembre, Bern. vol. 1 



D) Altro (pubblicazioni non previste nei punti precedenti)

1.

GIANNINI A.M., BONAIUTO P. (1999). (Guest Editors) SPECIAL ISSUE: BEAUTY VIEWERS, AND CREATORS. Empirical studies of the Arts. (vol. 17, number 2, pp. 97-208). Baywood Publishing Company, Amityville, New York, U.S.A. 

2.

CORDELLIERI, P., GIANNINI A.M., A.M., BIASI, V., BONAIUTO, P. (2003). La rappresentazione cinematografica d'ambienti. CD-Rom. In G. Carrus, F. Fornara, C. Plaino, M. Scopelliti (a cura di), La Psicologia Ambientale in Italia. Secondo Incontro Nazionale. I.S.T.C.-C.N.R. Roma. 


4. Richiesta di finanziamento del progetto

Note (specificare in dettaglio le spese)
4.1 A) Totale spese per l'acquisto di apparecchiature scientifiche   € 17.000  sensori di posizione per apparato in realtà virtuale (guanto) 
4.2 B) Spese generali per la ricerca

        4.2.1 Materiali di consumo e manutenzione strumenti
      (specificare il tipo di materiale e la strumentazione utilizzata)
 
€ 3.000  Dischi per immagazzinamento dati e immagini. 
        4.2.2 Missioni - Seminari   € 2.000  Partecipazione a conferenze Nazionali e Internazionali 
        4.2.3 Raccolta, codifica e elaborazioni dati   € 4.000  Analisi dei dati 
        4.2.4 Altre voci:  Software ad hoc  € 7.000  Software ad hoc per il controllo e la gestione degli espreiimenti 
     
TOTALE A+B   33.000   
     

     

4.3 C) Collaborazioni di ricerca (l'importo fisso è di 1.550 € lorde al mese, per un max di 12 mesi)    



4.4 Ultimi tre anni di finanziamenti ottenuti sulla quota 60% di Ateneo

  Anno Fondo assegnato Fondo impegnabile
4.4.1 2000  Voce A    Voce A   
    Voce B  5.165  Voce B  0 
    Voce C    Voce C   



  Anno Fondo assegnato Fondo impegnabile
4.4.2 2001  Voce A   0  Voce A   
    Voce B   10329  Voce B  0 
    Voce C   0  Voce C   



4.5 Consuntivo scientifico per l'ultimo anno di finanziamento ottenuto (risultati e pubblicazioni relative)
L’attività prevista per il primo anno è stata completata nei tempi previsti. L'obiettivo era quello di verificare sperimentalmente l'ipotesi che fenomeni di inattenzione riconducibili all'attentional blink siano dovuti a fenomeni di inibizione degli schemi automatici d'azione che occorrono quando uno schema d'azione viene completato.
Allo scopo di verificare le ipotesi di lavoro nell'ambito degli errori da attentional blink si è fatto riferimento alla Teoria della codifica dell'evento (Hommel, 2000). La teoria della codifica dell'evento assume l'esistenza di una rappresentazione cognitiva dell'azione costruita con modalità analoghe alle rappresentazioni percettive. Ogni evento percettivo è rappresentato come action-file. Il codice per l'integrazione delle caratteristiche degli eventi sia percettivi che di azione è comune. Si parla quindi di event-file. E’ quindi possibile ipotizzare che modificando gli effetti anticipati della codifica dell'evento inteso come sequenza RSVP, si determini un cambiamento nella codifica dell'evento percepito. Un suggerimento su come modificare gli effetti attesi dell'evento in cui si manifesta l'attentional blink è venuta considerando il deficit in questione come assimilabile ad un errore di tipo procedurale. Nel paradigma dell'attentional blink tipicamente i compiti richiesti sono due, ognuno svolto rispetto ad un singolo stimolo target. Se si considera ogni singolo compito in termini procedurali, si può ipotizzare che il raggiungimento del primo obiettivo (per esempio, "identifica la prima lettera inserita in una sequenza di numeri") potrà attivare un meccanismo di "segnale di fine compito" che potrebbe rendere più difficile l'inizio di un secondo compito prossimo dal punto di vista temporale. Se tuttavia i soggetti vengono istruiti in modo da codificare l'evento come unico compito, allora questo segnali di fine compito dovrebbe attivarsi dopo la presentazione del secondo stimolo target.
Nei tre esperimenti condotti sono state manipolate le istruzioni in modo che, a prescindere dalla presentazione degli stimoli, identici per tutti i soggetti, ad un gruppo era richiesta l'esecuzione di due compiti su due stimoli (condizione classica) mentre ad un secondo gruppo era richiesta l'esecuzione di un unico compito su due stimoli, accorpati come fossero uno. Nel primo esperimento era quindi richiesta l'identificazione di due numeri inseriti in una sequenza di lettere, oppure identificazione di una coppia di numeri, attendendoci che in tal modo il soggetto avrebbe considerato completato il compito dopo la presentazione del secondo target.
Nel secondo esperimento ad un gruppo era richiesto di identificare due lettere inserite in una sequenza di numeri oppure di identificare una sillaba. Nel terzo esperimento sono state create delle condizioni più forti di associazione tra gli stimoli target T1 e T2, chiedendo ai soggetti del gruppo sperimentale di riportare la somma dei due numeri.
In tutti gli esperimenti ci si attende che l'attentional blink risultati essere modulato dal tipo di organizzazione del compito in termini di obiettivi e sotto-obiettivi. In particolare, ci si attende che l'attentional blink risulti ridotto, o annullato, nelle condizioni in cui i soggetti sono istruiti a identificare nella sequenza di stimoli la coppia di stimoli target, poiché in queste condizioni il compito viene completato solo dopo la presentazione di T2.
Gli esperimenti sono stati condotti su un totale di 60 soggetti sani. I risultati degli esperimenti sono consistenti con l'ipotesi che l'attentional blink dipenda dal raggiungimento dell'obiettivo del comportamento. Infatti, si è osservata una sua modulazione in funzione di quando, all'interno della sequenza di stimoli, il compito dei soggetti può considerarsi concluso. Quando le istruzioni date ai soggetti sottolineavano la necessità di eseguire un compito di riconoscimento sia su T1 che su T2 separatamente, l'attentional blink è risultato maggiore rispetto a quando le istruzioni sottolineavano la necessità di eseguire un solo compito su entrambi gli stimoli target (riconoscimento della coppia T1-T2). Analogamente, nel secondo e nel terzo esperimento si è osservata una modulazione dell'attentional blink in funzione di quando, all'interno della sequenza di stimoli, il compito viene eseguito. In particolare, un chiaro effetto di attentional blink è presente nei soggetti che hanno ricevuto le istruzioni "singole". Poiché in questi esperimenti sono stati utilizzati 6 lag, si è potuto osservare l'andamento completo del fenomeno dell'attentional blink, che scompare per intervalli T1-T2 superiori a 400 ms. L'attentional blink è invece risultato essere fortemente ridotto, se non completamente annullato, nei soggetti che hanno eseguito il compito di riconoscimento di sillabe, o di somma di numeri.
Inoltre, durante la prima fase del programma di ricerca sono stati realizzati i quattro esperimenti di laboratorio, tutti basati su un doppio compito all’interno del medesimo paradigma di ricerca, detto del “flickering”. In generale, questa tecnica prevede che al soggetto venga presentato in rapida successione un ciclo di immagini molto simili tra loro ma che contengono un cambiamento che il soggetto deve riconoscere. In questo studio, al classico compito di riconoscimento è stato affiancato un compito visuo-motorio, fornendo al soggetto un obiettivo che lo rendesse osservatore “attivo” della scena visiva.
I quattro esperimenti sono stati condotti su un totale di 51 soggetti. I soggetti erano impegnati in una situazione di doppio compito nella quale dovevano eseguire contemporamente un compito di tracciamento tramite mouse di un oggetto che si muoveva casualmente sullo schermo di un computer e un compito di detezione di cambiamento che riguardava un oggetto (diverso da quello inseguito) che alternativamente appariva e scompariva dal layout (oggetto target). La manipolazione sperimentale consisteva nella relazione tra l’oggetto inseguito e l’oggetto target. Questi potevano avere stessa forma, oppure stesso colore, oppure stessa affordance, oppure nessun attributo in comune, oppure tutti gli attributi in comune. I dati relativi ai tempi di riconoscimento sono di particolare interesse. I soggetti hanno mostrato maggiore velocità nel riconoscere il cambiamento quando questo riguardava un oggetto caratterizzato dalla stessa affordance, dallo stesso colore o quando era identico rispetto all’oggetto-inseguito. La proprietà dell’affordance, in particolare, ha prodotto i tempi di riconoscimento più rapidi. Tale vantaggio della rilevazione del cambiamento in funzione della condivisione di caratteristiche tra l’oggetto inseguito e quello che cambia, conferma l’ipotesi dell’attivazione di routine visive connesse con la specificità del compito eseguito.
Sulla base di questi risultati e adottando la medesima tecnica sperimentale si è estesa l’indagine ad un’ulteriore caratteristica primaria degli oggetti, ossia la direzione di moto. Infatti, con particolare riferimento al paradigma della compatibilità stimolo-risposta e alla teoria della codifica degli eventi (Hommel, 2000), la direzione sembra rappresentare una proprietà dalla codifica condivisa tra azione e percezione. L’ipotesi, pertanto, è quella che un cambiamento di natura congruente con la direzione di un oggetto-inseguito, presenti una facilitazione nel suo riconoscimento rispetto a un cambiamento di natura incongruente, ovvero che ci sia una maggiore accuratezza nella sua rilevazione e che minori siano i tempi necessari per il suo riconoscimento.
Anche in questo caso, i risultati degli esperimenti hanno confermato l’ipotesi formulata.
Pubblicazioni:
Ferlazzo, F., Lucido, S. (2003). Attentional blink e azione. Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sperimentale, Bari.
Ferlazzo, F., Lucido, S., Di Nocera, F., Fagioli, S., Sdoia, S. (inviato per pubblicazione). Attentional Blink modulation as a function of task structure. Acta Psychologica.



5. Parere del Dipartimento/Istituto/Centro di appartenenza del responsabile

Contestualmente alla domanda di Ateneo, il proponente sta presentando anche domanda di Facoltà?  

SI  


                  Data delibera:   19/04/2004                Parere:   POSITIVO 




Firma   ......................................   Data 23/04/2004 12:06 


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